FESTA DI SAN FRANCESCO - PATRONO D'ITALIA

Pubblicata il 06/10/2020

4 OTTOBRE 2020
FESTA DI SAN FRANCESCO - PATRONO D'ITALIA

"Solennità civile e giornata per la pace, per la fraternità e il dialogo fra le religioni"

Anche quest'anno, in occasione della festività di San Francesco, si è svolta nella Chiesa del Convento francescano di San Giacomo in Monselice la Santa Messa nella quale l'Amministrazione comunale offre l'olio per la lampada votiva. Così come ogni anno una Regione a turno offre l'olio che alimenta la lampada che brilla accanto alla tomba di San Francesco, nella cripta della Basilica di Assisi.

Il Sindaco, dopo l'omelia, prende la lampada spenta dal tavolino, la colloca sul candelabro di fianco all'icona di S. Francesco, colloca sull'altare l'offerta e va all'ambone per un brevissimo intervento che conclude con la lettura di una preghiera. Il Sindaco poi si reca davanti all'icona di S. Francesco e accende la "lampada votiva"


Saluto del Sindaco Avv. Giorgia Bedin
Credo sia per me doveroso, proprio nel giorno dedicato a commemorare il Patrono d'Italia, iniziare il mio breve intervento rivolgendo un commosso pensiero alle troppe vittime e alle incommesurabili sofferenze causate dal Covid-19, il terribile coronavirus cinese che sta ancora infettando drammaticamente il mondo intero, che ci minaccia giorno dopo giorno e che ha fatto del nostro ospedale Madre Teresa di Calcutta un provvidenziale rifugio e, insieme, una realtà per noi dolente e problematica.

Il virus ci ha rinchiusi per mesi come in un volontario campo di concentramento, dove le alte reti di filo spinato stavano nella nostra mente, in un'ineliminabile paura fisica e psicologica, tormentati dal sinistro suono delle sirene delle ambulanze e dalle pietose scene che la televisione ci poneva sotto gli occhi come gli autocarri militari carichi delle bare dei nostri fratelli lombardi.

Eravamo disarmati, in affanno! Perfino le chiese sono state chiuse, per obbligo d'autorità civili, è vero ma forse anche noi stavamo un po' dimenticando la forza rigeneratrice e consolatrice della preghiera comunitaria. Perciò mi ha profondamente colpita l'immagine di Papa Bergoglio, che ha scelto come modello del suo apostolato il Primo Francescano, mentre domenica 15 marzo camminava solitario, lui un vecchio di 83 anni, nella deserta via romana del Corso, fattosi umile pellegrino dapprima in Santa Maria Maggiore, a invocare l'aiuto della Madonna, e poi nella Chiesa di San Marcello, inginocchiandosi davanti al Crocefisso miracoloso che nel 1522 aveva attraversato la Città per implorare la fine della grande peste che allora imperversava.

Ed ecco che, tornati oggi finalmente a frequentare le funzioni religiose, possiamo rivolgere una fervente preghiera a San Francesco D'Assisi, volendo ispirarci alla sua eroica testimonianza di fede e di amore verso il prossimo, i poveri e i derelitti anzitutto. E torniamo di anno in anno a San Giacomo per consegnare il tradizionale cero, confortati pure dalle straordinarie presenze francescane vive, qui a Monselice, fin dai primordi dell'Ordine dei Frati Minori. Di queste purtroppo è rimasto solo il ricordo nei documenti. È sopravvissuta invece un'altra preziosa reliquia, testimone di un attaccamento speciale del nostro popolo ai frati: il magnifico ritratto del Poverello d'Assisi da pochi anni ricollocato nella cripta del SanPaolo, adesso Museo della Città, là dove era stato affrescato alla metà circa del secolo XIII. 

E a Sant'Antonio di Padova, compagno amato e onorato da San Francesco, la nostra gente è stata sempre ed è tutt'ora fedele, invocandolo per ogni malanno, magari di poco conto, costruendo capitelli come quello di Ca' Oddo, dedicandogli nicchie e statuette sulle facciate delle proprie case oppure il Capitello angolare di Piazza Ossicella, scolpito da Paolo Boldrin, il maestro a cui dobbiamo pure il Monumento ai Caduti, adesso di tutte le guerre del novecento.

Ma, essendo donna e primo sindaco donna di Monselice, desidero dedicare un personale omaggio anche a San Chiara d'Assisi, fondatrice delle Clarisse, il secondo ordine francescano, che ascoltò una predica di Francesco e, dopo un anno di riflessione, volle consacrarsi tutta a Dio. 

Come si vede, gli intrecci che la grande storia costruisce con le nostre vicende municipali possono essere tanto inattesi quanto significativi, portatori però di quella fiducia nel futuro a cui ci invita, e lo ripeto, l'amore disinteressato verso il prossimo predicato e praticato da San Francesco. 

Ed è a questa fiducia che guardo anch'io, sperando di trasmetterla alla Comunità monselicense col mio forte impegno di donna e di Sindaco.

 



 


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